venerdì 27 agosto 2010

Chi si aggiudicherà la maggioranza in Senato?

Il punto determinante delle eventuali elezioni anticipate è il Senato. L'articolo 57 della Costituzione, come ricorderete, prevede infatti che i senatori siano eletti su base regionale, e la legge elettorale ha stabilito che alla coalizione vincente sia assegnato un premio di maggioranza locale. Quindi, è regione per regione che Berlusconi dovrà fare i conti con il Paese; conti che, in caso di alleanza Fli-Udc-Mpa-Api, potrebbero non tornare. Ecco perché.

La Val d'Aosta elegge un senatore. Da sempre questo seggio è appannaggio dell'Union Valdôtaine, che dopo anni di apparentamenti con il centrosinistra alle Europee del 2009 si è schierata con il Pdl. In realtà, però, non mi stupirei se l'Uv si alleasse con Fli-Udc-Mpa-Api.

Il Piemonte elegge 22 senatori. La coalizione vincente ne ottiene 13. Alle Politiche del 2008 il Pdl e la Lega ottennero il 47,54%, contro il 38,19% del centrosinistra. Fra i partiti minori si segnalano il 3,32% de La Sinistra L'Arcobaleno e il 5,29 dell'Udc. Se dunque Pd e Idv riuscissero ad allearsi con la sinistra, partirebbero da uno svantaggio di sei punti cioè poco più della metà di quanto 4 anni fa ottenne Alleanza Nazionale. Se Fini riuscisse a portare con sé metà del partito il premio di maggioranza sarebbe in bilico.

La Lombardia elegge 47 senatori, 26 dei quali vanno alla coalizione vincente. Nel 2008 il centrodestra ottenne un risultato insindacabile: 55,12% contro il 32,02% del centrosinistra. Troppa distanza perché il 9,75% ottenuto da tutta Alleanza Nazionale nel 2006 possa cambiare la situazione. Ma la defezione dei finiani potrebbe almeno ridurre il numero di senatori ottenuti dal centrodestra, capace di andare oltre il premio di maggioranza e raggiungere quota 30 seggi.

Il Trentino Alto Adige elegge 7 senatori, ma senza premio di maggioranza. Due anni fa la Svp, da sempre nel centrosinistra, ne ottenne 4. Quattro anni fa ne incassò 5.

Al Veneto spettano 24 senatori, 14 dei quali sono assegnati alla coalizione vincente. Anche in questo caso il divario è tale che nel 2008 il centrodestra ottenne un senatore in più del premio di maggioranza. Pdl e Lega, infatti, arrivavano insieme al 54,36%, un'enormità rispetto al modesto 31,59% del centrosinistra. AN, qui, conta di più che in Lombardia (nel 2006 ottenne l'11,48%), ma comunque non può far cambiare la situazione.

Dal Friuli Venezia Giulia approdano a Palazzo Madama 7 senatori, 4 dei quali provenienti dallo schieramento vincente. Nel 2008 la vittoria fu appannaggio del centrodestra, votato dal 48,47% degli elettori contro il 36,15% del centrosinistra, il 2,99% della sinistra e il 6,02% dell'Udc. Il centrosinistra unito, quindi, potrebbe partire da uno svantaggio del 10,33%. Fini, dunque, per non far vincere Berlusconi dovrebbe portare con sé i due terzi di quel 15,57% ottenuto da AN nel 2006. La situazione sarebbe differente se il centrosinistra riuscisse ad allearsi anche con l'Udc, ma lo scenario al momento sembra improbabile.

In Liguria, a sorpresa, due anni fa vinse il centrodestra, che ottenne così il premio di maggioranza di 5 senatori (su 8). Qui, però, la situazione può essere ribaltata: il centrodestra, infatti, ottenne il 44,12%, appena l'1,04% in più del centrosinistra, che però stavolta dovrebbe poter contare sulla sinistra (3,52%). Giusto per la cronaca, nel 2006 AN ottenne l'11,31%.

L'Emilia Romagna, che può contare su 21 senatori, ha un premio di maggioranza di 12 seggi. Nel 2008 il centrosinistra vinse con il 49,41% con il 36,57% del centrodestra. Il 3,78% della sinistra e il 4,61% dell'Udc sono ininfluenti, perché il tredicesimo senatore non scattò neanche nel 2006, quando ottenne il 59,43% (anche se in realtà bisognerebbe tener conto anche del risultato dell'avversario, ma non mi sembra il caso di rendere ancora più complicato questo post con un ragionamento sul metodo d'Hondt).

La Toscana ha una situazione analoga, ma qualche seggio in meno: 18, con un premio di maggioranza fissato a 10. Nel 2008 il centrosinistra, grazie a un consenso del 50,47% degli elettori contro il 34,4 del centrodestra, ottenne 11 senatori. Un risultato che potrebbe diventare più pesante sommato al 5,12% della sinistra (l'Udc, invece, ottenne il 4,16%). Per la cronaca: qui 4 anni fa An aveva il 12,67%.

L'Umbria ha 7 senatori, di cui 4 riservati alla coalizione vincente. Nel 2008 il centrosinistra vinse con il 47,54% contro il 36,68% del centrodestra (3,97% per La Sinistra Arcobaleno, 4,74% per l'Udc). AN, invece, nel 2006 ottenne il 15,24%. Circostanza, questa, che fa pensare alla possibilità che un'eventuale coalizione Fli-Mpa-Udc-Api possa strappare un senatore al Pdl, lasciandolo così a quota 2.

Nelle Marche i senatori sono 8; 5 spettano a chi vince. Due anni fa il centrosinistra vinse con il 46,38% contro il 38,43% dei berlusconiani (3,1% per La Sinistra Arcobaleno, 6,04% per l'Udc). Anche qui i finiani, forti del 14,41% ottenuto da AN nel 2006, potrebbero strappare a Berlusconi uno dei tre senatori spettanti alla minoranza; anche se, dando a Fini il 50% di AN, la partita si gioca sul filo del singolo voto.

Il Lazio è una delle regioni-chiave, visto che qui vengono eletti ben 27 senatori (15 alla maggioranza). Due anni fa vinse Berlusconi, ma d'un soffio: 44,18 (fra l'altro dovuto, sebbene solo per uno 0,28%, anche al Movimento per l'Autonomia) contro 41,41%. Basterebbe il 3,29% della sinistra per ribaltare la situazione (l'Udc, invece, ottenne il 4,81%), ma per esser più sicuri basta controllare i dati del 2006: AN era accreditata di un succulento 18,79%.

L'Abruzzo è un'altra regione in cui il centrodestra vinse sul filo di lana, ottenendo il premio di maggioranza di 4 senatori (su 7): 43,59% (con gli autonomisti all'1,18) contro il 40,98% del centrosinistra. Ancora una volta sarebbe sufficiente la sinistra (3,14%), ma anche in questo caso AN aveva una percentuale a due cifre, il 14,16%.

Il Molise è sostanzialmente neutro: i senatori sono 2, non è previsto premio di maggioranza e in genere le due coalizioni si dividono la posta: per la cronaca, sia nel 2008 che nel 2006 vinse il centrosinistra. Ancora per la cronaca, Fli-Udc-Mpa-Api non dovrebbero essere in grado di impensierire Berlusconi.

La Campania, invece, dovrebbe restare nelle mani di Berlusconi, che due anni fa si impose con il 51,07% (comprensivo del MPA al 2,29%) e ottenne così 18 senatori (su 30), uno in più del premio di maggioranza. Il centrosinistra, invece, si accontentò di un misero 33,93%, che anche sommato al 2,71% della sinistra sarebbe troppo lontano dal centrodestra. AN, infatti, nel 2006 si fermò al 14,2%.

In Puglia la situazione è più imprevedibile: i 12 senatori del premio di maggioranza (su 21) potrebbero andare sia all'uno che all'altro schieramento. Due anni fa, però, a vincere fu il centrodestra, forte di un 47,71% dovuto per l'1,68% a Raffaele Lombardo contro il 36,01% del centrosinistra, che sommato al 2,94% della sinistra arriverebbe al 38,95%. Sulla carta la metà del 13,12% ottenuto da AN nel 2006 basterebbe a portare le due coalizioni al testa a testa, ma bisogna considerare che due anni fa il Pdl schierò come capolista Adriana Poli Bortone, oggi più vicina al centro, e che un'eventuale candidatura di Nichi Vendola trainerebbe il centrosinistra.

Ben più agevole per il centrosinistra dovrebbe essere invece la conquista della Basilicata, che già nel 2008 premiò Veltroni con i 4 senatori (su 7) spettanti alla coalizione più votata. Il centrosinistra ottenne il 44,62% contro il 37,04% del centrodestra, che però poteva contare anche su uno 0,54% del partito di Lombardo. Se Pd e Idv si alleassero con la sinistra, due anni fa ferma al 3,43%, il distacco potrebbe arrivare anche a 10 punti percentuali. Fli-Mpa-Api-Udc, inoltre, potrebbero provare a strappare senatori a Berlusconi, visto che l'Udc parte dal 6,57% di due anni fa e Fli dall'11,57% ottenuto da AN nel 2006.

Più sul filo di lana la Calabria, che però potrebbe vedere ribaltarsi il risultato di due anni fa, quando il centrodestra si impose con il 44,61% (MPA al 2,47%), ottenendo il premio di maggioranza di 6 senatori su 10 e battendo il 36,62% del centrosinistra. A quest'ultimo risultato, però, si potrebbe sommare il 3,26% della sinistra, mentre Fli, forte dell'11,21% ottenuto da AN nel 2006, potrebbe rosicchiare un buon 5% al centrodestra e addirittura cercare di strappare uno dei 4 senatori di minoranza grazie al lusinghiero 7,94% ottenuto dall'Udc e, appunto, al buon dato dell'MPA.

Complessa, fin quasi al paradosso, la situazione della Sicilia, tradizionale roccaforte di Berlusconi. Due anni fa il centrodestra si impose a mani basse, ottenendo i 15 senatori (su 26) assegnati ai vincitori: il centrodestra arrivò al 54,7%, ma un buon 7,87% arrivava dalle riserve di Raffaele Lombardo. Il centrosinistra, invece, si fermò al 28,86%, che anche sommato al 2,58% della sinistra lo farebbe arrivare solo al 31,44%. Ma c'è un elemento imprevibile: Fli, che parte dal 10,7 ottenuto da AN nel 2006, potrebbe attestarsi intorno al 5-6%, che sommato al 7,87% di Lombardo, agli spiccioli rutelliani e soprattuto al 9,61% ottenuto da Cuffaro e soci due anni fa, potrebbe diventare un terzo polo dignitoso. Regna insomma l'imprevedibilità, con il centrodestra intorno al 40%, il centrosinistra al 31,44 e il terzo polo al 22%. In generale, però, se i dati fossero confermati Berlusconi vincerebbe (a meno di un'improbabile alleanza Pd-Idv-sinistra-Udc).

La Sardegna, invece, potrebbe passare di mano: due anni fa i berlusconiani ottennero 5 senatori su 9 con il 43,74% (Mpa allo 0,57%) contro il 40,43% del centrosinistra, che già soltanto con i voti della sinistra (3,32%) sorpasserebbe l'avversario. Da tenere in considerazione il 5,56% dell'Udc e il 12,94% ottenuto da AN 4 anni fa.

Restano da considerare i senatori all'estero, ma su questo fronte una comparazione non è possibile. Diamo per confermati i risultati di due anni fa: un pareggio 3-3.

Riassumendo:
Se tutte le regioni in bilico andassero a Berlusconi, se i finiani non riuscissero a strappargliene neanche una e se gli exploit di Lombardia, Veneto e Campania fossero ripetuti, il centrodestra avrebbe 165 senatori (appena sette in più della maggioranza necessaria al Senato). Dunque, nello scenario più ottimistico, per Berlusconi, il Paese sarebbe comunque ingovernabile. Ecco perché, ad oggi, Berlusconi frena sulle elezioni anticipate; nella migliore delle ipotesi otterrebbe una maggioranza troppo risicata quindi troppo esposta al rischio di un governo tecnico che sarebbe la sua fine politica.



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